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Mauro Biglino: le verità nascoste nella Bibbia

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16/12/13

TOP&FLOP del 2013

Cari lettori,

il 2013 volge al termine e probabilmente, senza troppi giri di parole, per la maggior parte di voi non è stato tutto rose e fiori. La situazione in Italia è peggiorata drasticamente, a livello economico, politico e sociale.
Ne sono successe di cose strane: abbiamo avuto un'elezione nazionale e due governi, ma nessuno di essi eletto dal popolo. Abbiamo avuto un gruppo di "rivoluzionari" in Parlamento, ma nell'unica "rivoluzione" che stiamo avendo in questi giorni nessuno di loro è in piazza e, anzi, sono stati pure presi a insulti.
Abbiamo avuto le primarie del Partito Democratico, il partito di centro-sinistra per eccellenza in Italia, ma non ha vinto nessun candidato di "sinistra" o "centro-sinistra", bensì un ex allievo di De Mita, per cui persino Berlusconi nutre profonda stima.
Abbiamo avuto l'elezione del Presidente della Repubblica, che più che determinare il secondo mandato di Giorgio Napolitano, ha sostanzialmente decretato la fine di Pierluigi Bersani.
Abbiamo potuto ammirare l'ascesa e il declino in pochi mesi del personaggio di Antonio Ingroia, popolare magistrato palermitano dell'anti-mafia, convocato dall'ONU a dirigere in Guatemala (?) un'operazione per la lotta al narcotraffico, un mese dopo di nuovo in Italia come candidato premier per Rivoluzione Civile, nata sotto enormi auspici, con la promessa di distaccarsi totalmente dalla vecchia politica, salvo poi reclutare vecchi leoni dal calibro di Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e tanti altri, e restare, come quasi naturale conseguenza, fuori dal Parlamento per non aver superato la soglia di sbarramento.
Abbiamo assistito alla presa di potere sempre più netta di Angela Merkel e della Germania all'interno dell'Unione Europea, e alla formazione di una frangia anti-euro e anti-UE sempre più marcata, non solo all'interno del territorio italiano.

A questo e a tanto altro abbiamo assistito quest'anno, ed è giunto il momento di tirare le somme: chi ci ha guadagnato e chi no?

I TOP

  • I GRILLINI

    In ballottaggio fino all'ultimo con i loro due capi, Grillo e Casaleggio, i grillini si meritano sicuramente un posto d'onore per quanto ottenuto (e non fatto) in questo 2013.
    Gente improbabile che si è ritrovata d'un tratto messa in Parlamento per "aprirlo come un apriscatole", eletti tramite parlamentarie via internet aperte a tutti (anzi no, aperte solo a chi volevano i due boss, poco meno di 32.000 persone).
    Alla fine l'apriscatole è rimasto ben chiuso nella confezione, il Parlamento è ancora li, intatto come lo era all'entrata dei grillini, che nel frattempo hanno pure subito alcune perdite interne, mentre l'unica "perdita" esterna di una certa rilevanza è stata la decadenza di Silvio Berlusconi, per la quale i grillini sono subito corsi alle tastiere per accaparrarsene il merito. Nessuno però ad oggi ha veramente capito il motivo per il quale sono tanto convinti di ciò.
    Resta il fatto che hanno rinunciato ai rimborsi elettorali (ai quali non avevano diritto), si sono decurtati lo stipendio (ma la diaria se la sono tenuta, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale), hanno rinunciato fino all'ultimo ad un'alleanza col PD, pardon, "piddimenoelle" (garantendo cosi il "maxi-inciucio" tra PD e PDL che ha portato al Governo Letta, l'unica vera scelta possibile in quel momento per mancanza di alternative, salvo poi denunciare l'inciucio in questione).
    Hanno protestato, denunciato le magagne della "Ka$ta", portato alla luce veri e propri scandali! Di provvedimenti utili al popolo italiano nemmeno uno, di risultati nemmeno uno, tante figuracce e figurine (l'elenco sarebbe veramente infinito, dai matrimoni tra razze diverse di Sibilia all'innovativa strategia sulle pensioni della Sarti, dai microchip sottocutanei di Bernini alle straordinarie abilità geografiche di Pepe, ignaro di dove si trovasse il Senato, passando per la povera Enza Blundo, che voleva tagliare il numero di parlamentari, senza sapere a quanto ammontasse tale numero oggi. In tutto questo non si dimenticano i "ribelli", coloro che si sono distaccati da Grillo e Casaleggio perché non convinti dei loro metodi "estremamente poco democratici" all'interno del Movimento e sono stati puntualmente mandati "a quel Paese" senza troppi giri parole oltreché ripetutamente insultati e sbeffeggiati sul web.
    E poco importa se effettivamente a decidere siano stati sempre e solo Grillo e Casaleggio (a ricevimento da Napolitano effettivamente ci sono andati solo loro due, e le espulsioni le ha decise sempre e solo il buon Beppe, in barba alla democrazia diretta e all'uno vale uno), i grillini sono i veri vincitori!
    Gente, come detto prima, a dir poco improbabile, abbastanza impreparata, con tanta voglia ma poca sostanza, dall'intelligenza quantomeno discutibile, che però è funzionale alla causa del comico di Genova e del guru di Milano, ritrovatasi in Parlamento quasi per magia, quasi come miracolati, con uno stipendio che la maggior parte degli italiani oggi si sogna, nonostante i vari "tagli" che hanno tanto sbandierato. Se non ci hanno guadagnato loro...
  • MATTEO RENZI


    E chi se non lui? Il buon Matteo ne ha fatta di strada, da quando partecipò nel 1994 alla "Ruota della Fortuna", vincendo ben 48 milioni di lire a soli 19 anni, ad oggi, che di anni ha 38, fresco vincente delle primarie del Partito Democratico, surclassando avversari del calibro (?) di Gianni Cuperlo, Giuseppe Civati e Gianni Pittella.

    E non inganni la giovane età: il buon Matteo di strada ne ha fatta, e la sua ascesa ha avuto varie tappe, tra cui rientra anche qualche piccola sconfitta. Ma ad ogni caduta, si è sempre rialzato più pomposo, forte e sicuro di prima, e ha sempre avuto la sua vendetta (vero Bersani?).

    L'impressione che molta gente ha di Renzi(e) è quella del "politico ad ogni costo", cioè di una persona che bene o male in politica deve sempre starci e non importa dove, cioè in quale partito. E chissà che non sia stato proprio questo il pensiero di Renzi, uomo dai chiari orientamenti di centro-destra più che di centro-sinistra (figuriamoci di sinistra), amico di vari esponenti dell'alta finanza, allievo di De Mita, showman, che in passato ha pure speso anche qualche parola di elogio per l'eterno rivale del centro-sinistra, Silvio Berlusconi, che ha ovviamente ricambiato, invitandolo persino ad Arcore.
    Che il buon Matteo abbia quindi scelto per emergere il partito dove c'era chiaramente meno o comunque meno forte concorrenza rispetto al PDL?
    La sconfitta alle primarie del centro-sinistra nel 2012 è stata solo una piccola battuta d'arresto e, anzi, ha permesso al buon Matteo di ripresentarsi ancora più forte in seguito al fallimento (annunciato) di Pierluigi Bersani.
    Ed ora scatta la corsa a Palazzo Chigi, il buon Matteo è il primo candidato per rimpiazzare Letta, colui che finalmente permetterà (a meno di sorprese) al centro-sinistra (che di sinistra avrà ben poco, ma chi se ne importa, giusto compagni?) di risultare finalmente e veramente vincente in Italia per la prima volta da tanti, tanti anni. E Silvio applaude...
  • SILVIO BERLUSCONI



    E chi se non lui poteva completare il trio (populista) delle meraviglie?
    Il re dei populisti, colui dal quale i vari Grillo, Renzi e compagnia cantante cercano in tutti i modi di carpire i segreti per ingraziarsi nel modo più semplice ed immediato il popolo italiano.
    Ma lui rimane sempre li, al suo posto, sempre in auge, sempre in posizione strategicamente perfetta. A inizio 2013, era già in sella all'onda del malcontento del Governo Monti (nonostante lui stesso avesse speso in occasione della sua nomina a Presidente del Consiglio numerose parole di elogio per il Professore), accusandolo di essere stato lui il vero responsabile della crisi e della decadenza italiana (e non chi l'Italia l'aveva governata nei venti anni precedenti). Grazie a questa campagna anti-Monti e anti-tasse è riuscita nell'ennesima impresa della sua mirabolante carriera: ha sostanzialmente pareggiato nelle elezioni a Marzo contro Bersani e Grillo, nonostante partisse enormemente svantaggiato secondo i pronostici, tenendo cosi di fatto sotto scacco l'aspirante smacchiatore di giaguari, che, dopo vari e ripetuti disperati tentativi di alleanza con i grillini, non ha trovato altra soluzione che cedere alle lusinghe del Cavaliere.
    In tal modo Berlusconi, seppur indirettamente, è entrato anche nel Governo Letta, ma ciò comunque non gli ha garantito la tanto agognata salvezza nei confronti dei tanto odiati "giudici comunisti", che gli hanno inflitto una pena relativa a 4 anni di reclusione (di cui 3 coperti da indulto), che il Cavaliere ha poi deciso di scontare tramite servizi sociali, per frode fiscale nell'ambito del processo Mediaset.
    Come se non bastasse, il Parlamento ha votato per la sua decadenza da senatore, e il caro Silvio è stato quindi estromesso con le cattive dal Parlamento, dopo che per 20 anni nessun avversario era riuscito a sconfiggerlo in maniera netta alle urne.
    Ma Silvio non si è minimamente arreso e per l'ennesima volta è riuscito a riciclarsi, a 77 anni suonati, tornando alla carica e rinvigorendo la sua immagine come capopopolo, cavaliere della libertà e della democrazia! Ha ripreso la storiella della sua decadenza voluta dai poteri forti UE, tra cui la Merkel; ha cavalcato l'onda dell'anti-europeismo; ha impersonato alla grande la parte della povera vittima, un onesto cittadino preso di mira dalla "Ka$ta" dei magistrati (non vi ricorda qualcuno di cui sopra? Evidentemente stanno imparando l'uno dall'altro); si è staccato dal Governo Letta, lasciando da solo il povero Alfano con quel misero logo del nuovo centro-destra, accusandolo, come fu per Monti, di voler solamente tassare i cittadini, cosa che lui, Silvio, non avrebbe MAI e poi MAI fatto (aveva persino promesso di ridare indietro tutti i soldi dell'IMU in occasione delle ultime elezioni, quindi figuriamoci!); dulcis in fundo, ha persino espresso solidarietà nei confronti dei "Forconi", definendo il movimento come una "rivolta che ha ragioni profonde", facendo quindi quello che ci si aspetterebbe da un vero partito di sinistra.... ah già, ma la sinistra adesso è in mano all'uomo di destra.
    Era arrivato persino al punto di manifestare l'intenzione di scendere in piazza tra i manifestanti, prima che gli facessero notare che gran parte dei "forconi" sarebbero stati rivolti a lui.
    Ad ogni modo, Berlusconi, decaduto o no, rimane al centro della scena politica italiana, il vero ago della bilancia, il vero incubo di tutti gli altri competitor, che siano i nostrani Renzi, Grillo, Vendola o "quelli un pò più su", come la Merkel.
    E' stato in grado di sopravvivere a crisi, sconvolgimenti politici, scandali giudiziari, divorzi. Mentre per la maggior parte dei suoi rivali sono bastati una dozzina di traditori per mandarli giù, lui è sopravvissuto in sequenza ai voltafaccia dei vari Bossi, Casini, Fini e Alfano. I primi tre oggi arrivano a percentuali da prefisso telefonico, il quarto è sulla buona strada dei suoi predecessori.
  • DANILO CALVANI

    Che dire di lui? Sorpresona! La sua storia ha dell'incredibile, in breve Calvani è riuscito a diventare in mezzo minuto uno degli uomini più discussi e più in rilievo in Italia... senza fare quasi nulla! Una sorta di vero e proprio record!
    Sbucato fuori dal nulla, arrivato ad incitare la folla dei rivoltosi del 9 Dicembre in Jaguar e appropriatosi in breve, illegittimamente, pure del marchio dei Forconi, che col suo movimento non avevano nulla a che fare ma che ne hanno ereditato solamente i lati negativi, ovvero gli insulti e le etichette di fascisti, violenti e mafiosi, grazie alla straordinaria collaborazione della stampa italiana e del solito popolino cieco e credulone, prevalentemente elettorato di centro-sinistra.
    Contadino proveniente da un piccolo Paese in provincia di Latina, ex elettore di DC, PSI, Verdi e Forza Italia, Calvani zitto zitto ha messo su il Movimento 9 Dicembre, appropriandosi senza chiedere (come già detto) dei Forconi e diventando il leader di una protesta su scala nazionale, semplicemente parlando alla pancia della gente, con addirittura la promessa nei prossimi giorni di andare a fare una nuova "marcia su Roma". La protesta in questione ha stampo chiaramente di destra (diciamo pure fascista), ma bisogna anche dire che ciò accade perché solo la gente di "destra" è scesa in piazza a manifestare: la gente di "sinistra" con la puzza sotto il naso da fedeli borghesi conservatori (confusione, eh?), ha preferito non mischiarsi con la gente comune, continuando a parlare di rivoluzione da dietro le tastiere e protestando tramite i due euro delle primarie (in cui, occorre farlo notare per l'ennesima volta, sono pure riusciti a perdere).
    Roba da pazzi, roba da italiani...
                                                  I FLOP

  • PIERLUIGI BERSANI 


    Non dovrebbero esserci dubbi: la palma di perdente per eccellenza nel 2013 va di diritto al povero Pierluigi Bersani. Si, proprio lui, il Bersani che partiva favoritissimo a fine 2012 dopo aver vinto le primarie del centrosinistra per le elezioni nazionali a Marzo, candidato Premier per Italia Bene Comune. Avrebbe dovuto non vincere, ma stravincere secondo i sondaggi.
    Non si può dire che Pierluigi non ci abbia messo del suo, con i suoi comizi in cui emergeva il carisma di una lampada, o con la sua storica promessa "Smacchieremo il giaguaro" (riferito a Silvio Berlusconi).
    Alla fine ad essere stato smacchiato e rottamato è stato proprio lui, dopo averle provate tutte pur di formare un Governo, è stato tradito all'interno del suo stesso partito (non si è capito da chi, se dai renziani o dai dalemiani, o da entrambi) al momento dell'elezione per il nuovo Presidente della Repubblica.
    Emblematica l'immagine del povero Pierluigi seduto solo in Parlamento con aria sconsolata, abbandonato perfino dai suoi colleghi di partito, colui che più di tutti ha pagato, anche più del dovuto, colpe che solo fino ad un certo punto sono state sue.
    Ora si trova in lista d'attesa per la rottamazione.
  • MARIO MONTI 


    Beh, se si parla di "trombati" nel 2013, un posto d'onore non può che andare all'ex Presidente del Consiglio Mario Monti.
    Bei tempi per lui quello in cui lo conoscevano in pochi e quei pochi che lo conoscevano veramente lo veneravano come una delle menti d'Italia più apprezzate in giro per il mondo.
    Ad oggi, qualcuno in giro per il mondo magari si sarà ricreduto, qualcun altro, ma sicuramente in Italia la maggior parte della gente non vuole più rivedere per nessuna ragione al mondo il Professor Monti.
    Circola un pensiero nelle menti di chi ha razionalizzato il fallimento dell'esperienza Monti al Governo, ma che continua a nutrire una simpatia di fondo per il Professore: "Ma chi diavolo gliel'ha fatto fare?".
    Si, davvero Mario, non si riesce a comprendere: chi te l'ha fatto fare, alla tua età, di metterti in gioco cercando di risolvere una situazione che era già a prima vista impossibile da risolvere senza che ci rimettessi tu le penne in prima persona?
    La situazione paradossale del Governo Monti vedeva SuperMario fare gli interessi di tre parti contemporaneamente: l'Europa, il Centro-Destra e il Centro-Sinistra. Nello specifico, Monti era stato messo li insieme agli altri tecnici per fare quello che i partiti politici non si azzardavano nemmeno a fare, pena il crollo dei consensi elettorali, ovvero aumentare la pressione fiscale e diminuire la spesa pubblica per evitare il default.
    A causa della sua esperienza di Governo (durata, ricordiamolo, poco più di un anno), Monti oggi è ritenuto da alcuni come uno dei maggiori responsabili della crisi in Italia (a dispetto di chi ci ha governato per 20 anni).
    Con ciò, ha forse compromesso anche la sua ipotetica scalata al Quirinale come possibile successore di Napolitano in un prossimo futuro (stesso destino per la sua ex collega Cancellieri).
    Non contento, SuperMario ha poi avuto la brillante idea di candidarsi alle elezioni di Marzo, fondando la sua lista "Scelta Civica", sostenuta da vari esponenti del mondo industriale e finanziario italiano, tra cui spiccava Luca Cordero di Montezemolo con Italia Futura.
    Scelta Civica ha fin da subito decretato il suo fallimento, non che ci fossero chissà quali speranze, dopo la fine del Governo Monti, ma il colpo di grazia è stato dato al momento dell'alleanza con l'UDC di PierFerdinando Casini e Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, due ex di Silvio Berlusconi, ritrovatisi insieme, compatti nel voler creare una coalizione (di centro? boh!) insieme a Mario Monti, che avevano sostenuto fino alla fine della sua legislatura, e anche dopo.
    Risultato? Beh, Monti ha ottenuto meno dell'8%, Casini è arrivato a toccare per miracolo il 2% (secondo i pronostici partiva dal 6%-7%), e Fini non ha neanche superato la soglia di sbarramento.
    Sembra che non tutto il male venga per nuocere.
  • OSCAR GIANNINO 


    Chi si ricorda dello stravagante Oscar Giannino? Anche lui candidato alle ultime elezioni con la sua lista "Fare per Fermare il Declino", ma più conosciuto per le sue numerose presenze nei salotti televisivi, nei talk show più disparati e per il suo inconfondibile stile nel vestire ma anche nell'esprimersi.
    E dire che "FARE" era partito bene, con una proposta politica seria, con una squadra composta da illustri personaggi dell'economia e illustri intellettuali e professori quali Luigi Zingales, Michele Boldrin, Andrea Moro, Carlo Stagnaro e altri.
    Un movimento di stampo liberista, in forte contrasto con tutta la classe politica attuale.
    Ironia della sorte, la "caduta" di Giannino, e con lui di tutto il Partito, è stata determinata, come per Bersani, da un suo ex alleato all'interno di "Fare", Luigi Zingales, che il 18 Febbraio, alle porte delle elezioni nazionali, lascia il movimento accusando Giannino di millantare un master inesistente preso presso la stessa università in cui insegnava Zingales, la Booth School of Business di Chicago.
    Giannino ammetterà la bugia, ma farà ancor meglio: dichiarerà che anche le due lauree scritte nel suo curriculum sono false, mai esistite. In seguito lascerà la presidenza di "Fare" in favore di Silvia Enrico, ma rimarrà il candidato premier, in quanto non gli è possibile ritirare la candidatura a causa della legge elettorale.
    Ciò comunque non impedirà il crollo verticale di "Fare" che alle elezioni nazionali di Marzo non è riuscito a superare la soglia di sbarramento, restando fuori dal Parlamento.
    Giannino, invece, magari stavolta si è iscritto davvero all'Università.